Abstracta de Turris
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L`Esoterismo Italiano degli anni Venti Il Gruppo di Ur,Tra Magia e Super Fascismo
di Gianfranco de Turris Abstracta n.16 - anno II - Giugno 1987
Parte I
ALLA METÀ DEGLI ANNI VENTI, NEL PERIODO CONVULSO DEL CONSOLIDAMENTO POLITICO DEL FASCISMO E DELL'ASSESTAMENTO DEI SUOI INDIRIZZI IDEOLOGICOCULTURALI, UN GRUPPO DI GIOVANI INTELLETTUALI PUBBLICAVA RIVISTE DI STUDI INIZIATICI E PROPONEVA LA MAGIA QUALE SCIENZA DELL'IO. RICOSTRUITE LE VICENDE DI ATANÒR, UR, K.RUR, IGNIS, DEI LORO ISPIRATORI, REGHINI, EVOLA, ALVI, PARISE E DEL MISTERIOSO PROGETTO TESO FORSE A INFLUENZARE «MAGICAMENTE» IL REGIME: UN CAPITOLO INEDITO DELLA STORIA DELLA CULTURA ITALIANA, UNA VENA SOTTERRANEA E NASCOSTA DI IDEE, SPUNTI, PROGETTI, POLEMICHE, AMICIZIE E INIMICIZIE.
Il 21 aprile 1924, Mussolini, commemorando il Natale di Roma, afferma che il colle del Campidoglio " dopo il Golgota,è certamente da secoli il più sacro alle genti civili». Così gli viene replicato: "Dal punto di vista iniziatico,invero,ed anche semplicemente dal punto di vista storico e italiano,non vediamo per quale motivo il genio costruttore romano debba essere posposto al genio demolitore di quel cristianesimo,che dopo aver aver distrutto l`impero ne ha sfruttato il prestigio... La nostra concezione pitagorica dell`impero armonizza con quella di Virgilio,di Federico,di Dante,di Niccolò da Cusa: e non di quella del Bellarmino.Ne ci sembra, del resto, che Vilfredo Pareto, il grande maestro dell'On. Mussolini, avrebbe mai pronunciato,sia per politica simili frasi". II 4 agosto 1924 il Gran Consiglio del Fascismo approva all`unanimità un "ordine del giorno Bodrero" contro la Massoneria. Così viene commentato,notando che non sono state compiute distinzioni tra massoneria fascita o antifascista: " Con questo ordine del giorno,il partito fascista ( e quindi il governo che ne è espressione)...riporta l`Italia in quella stessa posizione in cui si trovava prima del 1859,quando era governata dall`imperatore d'Austria, dai suoi satelliti e dal papa. I nostri complimenti all'On. Mussolini, all'artefice della restaurazione nazionale, allo scopritore di colli più gloriosi del Campidoglio!» E così si conclude la replica: "Per questa universalità e per l'universalità difficile battaglia. E seguiteremo. L'On. Mussolini, invece, serve la parte guelfa. Buon prò' gli faccia!"
Chi era questo mordace "contestatore" del presidente del consiglio e futuro "duce"del fascismo, e dove scriveva i suoi pepati commenti? Si chiama Arturo Reghini, era un prof. di matematica di 46 anni, ed i suoi articoli apparivano su Atanor, rivista pubblicata a Roma per tutto il 1924 in nove numeri (sei semplici e tre doppi): una testata che non trova certo spazio nelle storie ufficiali delia nostra cultura ma che ha una notevole importanza nelle vicende dell'esoterismo italiano, una vena sotterranea e nascosta di idee, spunti, progetti, polemiche, amicizie e inimicizie, influenze indirette su cui ancora non sì e indagato abbastanza.
Gli anni 1924 e 1925 furono cruciali per il fascismo non solo dal punto di vista politico (il passaggio fra i due «momenti» che Renzo De Felice ha definito «movimento» e «regime»), ma anche dal punto di vista culturale. Come è stato ampiamente e abbondantemente documentato, le matrici intellettuali del fascismo erano molteplici ed eterogenee: al suo interno agivano pressioni, spinte, tendenze di vario tipo, alcune addirittura contraddittorie fra loro. Le frange più singolari e meno ortodosse rispetto al filone principale, vennero poco alla volta emarginate dai fatti e, pur continuando a far udire la loro voce durante il fregiine», alla fin fine — in un bilancio generale — non contarono molto. Una certa influenza comunque la ebbero e costituirono dei rami periferici che non si seccarono e proliferarono anche se in tono sommesso e minore. Una delle tendenze che venne messa da pane dalla cultura "ufficiale" del regime(quella nazional-cattolica e gentiliana), ma che era estremamente singolare per le idee e gli uomini che la espressero, fu quella che potremmo definire "esoterica". La sua origine va ricercata in un gruppo di studiosi, per lo più giovani, in una casa editrice ed in una serie di riviste. Atanor, e il suo seguito diretto Ignis (nonché la lo- ro conlinuazione ideale Ur),erano delle pubblicazioni ben particolari. In quel periodo convulso di consolidamento politico del fascismo e di assestamento dei suoi indirizzi ideologico-culturali, c'era chi pubblicava «riviste di studi iniziatici», chi si occupava della "magia quale scienza dell'Io", chi di- fendeva l'esoterimo nei confronti non solo del materialismo ma anche dell' idealismo. I nomi? Ciro Alvi (1872-1944), Arturo Reghini (1878-1946), Renè Guenon (1886-1951), Julius Evola (1898-1974), Aniceto Del Massa (1898-1976), Giuliano Kremmerz (al secolo Ciro Formisano, l861-I93O),soprattutto, cui si dovranno aggiungere verso la fine degli Anni Venti, all'epoca di UR,Krur e dell'effimera rinascita di Ignis anche Giulio Parise, Mario Manlio Rossi, Massimo Scaligero. Girolamo Comi, Giovanni Colazza, Nicola Moscardelli, Guido De Giorgio. Si trattava di persone del lullo avvulse dal loro tempo? Non sembra, a leggere gli articoli di quel lontano periodo - sessanta anni fa - e oggi praticamente introvabili. Ma quali sono le origini dell'Atanor, ili questa casa editrice veramente sui generis e dell'ambiente culturale che promosse? Fondatore è Ciro Alvi, scrittore, giurista, futurista anti litteram, mem- bro del Grande Oriente d`Italia, socialista e amico di Turati e Treves (ma anche di Ojetti e Panzini). Alvi partecipa ai moti del '98 ed è costretto a riparare in Svizzera. Tornato in Italia nel I910, si sta- bilisce a Todi dove un anno dopo insieme ad Armando Comez mette su una casa editrice specializzata in esoterismo e massoneria, la Atanor, appunto, che prende il suo nome dal mistico fornello per- petuo degli alchimisti, al cui interno si forma la Pietra Filosofale. Suoi principali collaboratori sono in quel tempo Pietro Bornia, Arturo Reghini, Vincenzo Soro, Giuliano Kremmerz. Traduce Eliphas Levi. Nel 1920 la sede si trasferisce a Roma. Nel 1924 esce il mensile che ha lo stesso nome della casa editrice , ma l'iniziativa non va oltre l'anno, almeno con quella testata. Per motivi che non si conoscono (e che potrebberoro essere molteplici: da una mera questione di opportunità e di libertà di movimento, ad un fattoo caratteriale, ad una idiosincrasia ideologica in cose massoniche) Reghini si dissociò da Alvi e uscì nel gennaio 1925 con Igsis, una rivista identica nel Atanòr eccetto che nella testata. Identica l`impostazione interna ed i collaboratori, identico anche il gusto della grafica (curata da Dario Wolf. i cui disegni "alla De Karolis" avrebbero potuto benissimo illustrare opere dannunziane). | II 1924 ed il 1925 furono gli anni cruciali del fascismo. Anni ; convulsi, in cui la storia dell`Italia voltò pagina: il 25 gennaio 1924, infatti, un decreto reale ; scioglie le Camere e convoca le elezioni; il 6 aprile il "listone" fascista ottiene 4.305.936 voti e I 356 eletti, contro i 179 delle opposizioni; il 24 maggio si apre la 27a legislatura; il 10 giugno Giacomo Matteotti viene rapito e ucciso; due settimane dopo però il Senato vota la fiducia al Governo Mussolini: il ' 27 giugno, secessione parlamentare delle opposioni alla Camera : è l'Aventino. La nascita del «regime» si fa risalire al discorso che Mussolini tenne in Parlamento il 3 gennaio 1925; il 12 febbraio Farinacci viene nomi- nalo segretario del PNF: il 21 aprile Giovanni Gemile pubbli- ca il «Manifesto degli intellettuali fascisti co centinaia di adesioni; gli risponde Benedetto Croce il 30 aprile, con un "Manifesto degli Intellettuali Antifascisti" che raccoglie una quarantina di firme. Di questi ultimi avvenimenti, o almeno dei principali, si ritrovano echi sulle pagine di Atanor in specie nelle rubriche polemiche che Arturo Reghini firmava con gli pseudonimi di«Maximus" e del "Vicario di Satana". Largo spazio avevano,ovviamente i fatti riguardanti la massoneria,in specie le polemiche chepartivano dagli ambienti cattolici e nazionalisti,e che si concretizzarono,come si è ricordato,nell`"ordine del giorno Bodrero" dell`agosto1924 e poi nella legge del Guardiasigilli Rocco del novembre1925 sulla "pubblicità" degli aderenti alle varie associazioni:quindi,in preatica,contro le società segrete.
Reghini, che era un "pitagorico" legato ad una tradizione esoterica italica, in un certo qual modo "prestato» alla massoneria di Piazza del Gesù (Rito Scozzese Antico e Accetato), in un primo tempo sperò che da un lato il fascismo si facesse propu- ' gnatore di quello che egli - in un articolo uscito inizialmente sul numero di gennaio-febbraio : 1913 di una rivista intitolala Salamandra e poi ripubblicato su Atanòr del marzo 1924 - definiva "imperialismo pagano" dall'altro che non mettesse lune le «obbedienze" sullo stesso piano e propendesse più verso Piazza del Gesù che non verso Palazzo Giustiniani (Grande Oriente d'Italia). In realtà. Palleggiamento delle due "obbedienze" nei confronti del movimento mussoliniano era stato sin dall'inizio differenziato ed aveva dato vita a dure polemiche interne: come si legge in La Massoneria nella storia d'Italia, a cura di A.A.Mola, pubblicato dalla Atanòr, già nel 1922, l'anno della "marcia su Roma», il Rito Scozzese, con a capo Raoul Paler- mi, accusava il Grande Oriente di Domizio Torrigiani di essere antinazionale e antireligioso, mentre quest'ultimo replicava rivelando che Piazza del Ge- sù aveva aperte collusioni con il fascismo nella spe- ranza di essere bene accetto al nuovo regime (in ef- fetti. Mussolini avrà parole elogiative per il Rito Scozzese al termine di un incontro con una delegazione del Supremo Consiglio il 7 novembre 1923). La tensione aumentò all'epoca del delitto Matteotti : "Lux"organo di Palazzo Giustiniani accusava "la banda criminale che ha contrastato e umiliato in questi giorni l'Italia", ponendo l'interrorativo dell'appartenenza di Amerigo Dumini ad una loggia della "congrega di Raoul Palermi". Quindi, TorrigÌani nel 1924 si recò in America per avere lumi su come comportarsi;poi farà sapere di aver ispirato l`avventismo di Giovanni Amendola.Il fallito attentato Zaniboni a Mussolini del 4 novembre 1925 innescò le ultime polveri:Tito Zaniboni era un ex deputato socialista e probabilmente massone(la polizia aveva prove di suoi contatti con il Gran Maestro Torrigiani).Il ministro degli Interni Federzoni diede così ordine di occupare le logge massoniche in Italia e all`estero,a cominciare proprio da palazzo Giustiniani,e decise di sciogliere il partito socialista.Il 26 di quello stesso mese,come si è detto,venne approvata la legge contro le società segrete. (continua) L`Esoterismo Italiano degli anni Venti
Il Gruppo di Ur,Tra Magia e Super Fascismo di Gianfranco de Turris
Abstracta n.16 - anno II - Giugno 1987
Parte 2
Questo evolversi della situazione ; politica contingente ed i retroscena polemici ora accennati, spiegano, una volta conosciuti gli atteggiamenti di Arturo Reghini su Atanòr. La speranza che il fascismo restasse "ghibellino" e non avesse collusioni con la Chiesa, che non mettesse sullo stesso piano negativo tutte e due le "obbedienze massoniche, poco alla volta naufragò. La delusione e l'irritazione di Reghini aumentavano man mano. Nel numero di Atanòr dell 'ottobre- novembre 1924 notava come "i preti" avessero aggiunto alla sommità della Colonna Antonina a Roma la statua di San Paolo e alla base una scritta sul trionfo della croce sui Romani: «Per constatare quali siano i veri e immutabili sentimenti dei preti verso l'Impero (quello romano, non quello dei gesuiti, scriveva quindi, "l`On. Mussolini non ha dunque che da affacciarsi alle finestre di Palazzo Chigi, munendosi, se ne ha d'uopo, di congruo binocolo». Non mancò neppure una polemica diretta con «l'On. Mussolini». il quale aveva preso di petto Reghini con una lunga "cronaca del pensiero religioso» in "Gerarchia" dell'Ottobre 1924, firmata con lo pseudonimo di "Fermi". Il direttore gerente responsabile», rispose con puntiglio e senza alcun timore reverenziale sull'ultimo numero dì Atanòr che sia uscito, quello di dicembre.
Nella polemica entrò indirettamente anche un illustre collaboratore della rivista, Rene Guénon, il quale in una lettera a Reghini del 29 novembre 1924, una delle tredici lettere manoscritte dello studioso francese al collega italiano pubblicate in appendice alla ristampa anastatica della rivista edita da Atanòr nel 1924, così commenta: "Quanto all'articolo di Gerarchia farete bene a non dare risposta, poiché sull'argomento può esserci un dibbattito più interessante che non le chiacchiere degli altri. Chiunque sia l'autore di questo articolo, mostra chiaramente, verso la fine. di non aver compreso la distinzione essenziale tra la conoscenza iniziatica e metafìsica e il sapere profano, ed anche di non conoscere nulla delle dottrine orientali". Il nome di Guenon apparve - riteniamo - per la prima volta su una rivista nel nostro paese proprio con Atanòr e poi con Ignis per merito di Reghini (poi continuò la sua collaborazione in Italia su UR e Diorama filosofico): trentottenne professore di matematica (come Reghini) e lettore in istituti privati, noto per aver Fondato e diretto "La Gnose" (1909-1912)) e per aver esordito con due importanti volumi nel 1921 (Introduction gènèrale à l`etude des doctrines hindoues e Le Thèosophisme), Guenon pubblicò nelle due riviste italiane le prime versioni di sue brevi ma fondamentali opere, come L'esoterisme de Dante e Le Roi du Monde (uscite poi in Francia nel 1925 e nel 1927). Non meno importanti gli altri collaboratori di Reghini; il futuro critico d'arte Aniceto del Massa; il futuro analista Mario Manlio Rossi (1895-1971), uno dei rari docenti universitari che preferì andare all'estero pur dì non giurare fedeltà al fascismo, | Adelphi ha ripubblicalo la traduzione di The Secret Commonwealth del reverendo Kirk; Giuliano Kremmerz, fondatore della "Catena di Myriam", una delle poche associazioni "operative" ancora in attività; e infine Julius Evola, il più noto del gruppetto italiano. Nel 1924 Evola aveva già superato il «periodo artistico" (pra tico, con mostre di quadri; e teorico con la brochure Arte Astratta 1920) e aveva dato alle stampe una sua controversa interpetrazione del Tao Te Ching di , Lao-tze (Carabbe1923). Nel 1925, proprio presso la casa editrice Atanòr avrebbe pubblicato "Saggi sull'idealismo magico" e "L'uo- mo come potenza", la prima opera italiana sui Tantra. Sulle riviste di Reghini pubblicò alcuni saggi che in parte riunì in L'uomo e il divenire del mondo (1926). Il rapporto fra Evola e Arturo Reghini divenne poco alla volta estremamente burrascoso: un primo sintomo si avverte nella recensione agrodolce fatta da questi ai "Saggi sull`idealismo magicoo in Ignis del giugno-luglio 1925. Ma le divergenze non do- vevano essere così gravi se, dopo la chiusura della rivista (che aveva pubblicalo in tutto sette numeri fra semplici e doppi), as- sai probabilmente come causa indiretta della legge sulle società segrete del novembre '25, i due decisero di dare alle stampe una serie di fascicoli mensili dedicati all'esoterismo, alt'iniziaazione, alla magia interiore. Nel gennaio 1927 appariva nelle edicole una "rivista" di 32 pagine; copertina bianca, una cornicee nera che inquadra un monosillabo rosso, Ur, e sotto la scritta "rivista di indirizzi per una scienza dell' Io". Più in basso, sempre in rosso, il simbolo di Mithra che uccide il toro.
Era, quella, una pubblicazione di carattere esoterico, che si distingueva nel clima di sempre crescente «politicizzazione» della cultura, e che si distingue anco- ra oggi,per il particolare ap- proccio che propone alla materia. Gli scopi di Ur non erano infatti semplicemente teorici o divulgativi (come possono ad esempio avere tante riviste ed enciclopedie a dispense odierne), ma pratici, realizzativi. Nell' Introduzione al primo numero si poneva il problema esistenziale dell'Io e la crisi dei valori, e di conseguenza, la conoscenza di superare questo impasse attraverso «un cambiamento di Stato". Esso poteva venir raggiunto mediante «una scienza precisa, rigorosa, metodica» trasmessa in catene ininterrotte anche se raramente palesi al profano: una scienza che, pur non avendo a che fare con cose e con fenomeni esteriori, ma venendo sulle forze più profonde dell'interiorità umana, procede sperimentalmente, con gli stessi criteri di obiettività e di impersonalità delle scienze esatte». Questa scienza altro non è che la '"magìa". Ma in che senso doveva essere intesa? Spiega il direttore di Ur, Julius Evola, nella sua autobiografia "Il cammino del cinabro (Scheiwiller,II ed.1972): Il termine 'magia' andava preso in un senso traslato, non corrispondente a quello popolare e nem- meno a quello usatoto nell'anti chità, perché non si trattava di certe pratiche, reali o supersti ziose, volte alla produzione dell'uno o dell'altro fenomeno extranormale. Parlando di magia si voleva piuttosto significare che l'attenzione del gruppo si portava essenzialmente su quella speciale formulazione del sapere iniziatico che obbedisce ad un atteggiamento attivo, sovrano e dominativo ri- spetto allo spirituale».
Erano esistile già riviste esoteriche, come "Commentarium " Mondo occulto(?) di Kremmerz, oppure esistevano altre pubbli- cazioni come "Bylichnis", dedicata alla storia delle religioni, o an- che "Luce o ombra", diretta da Angelo Morzati, che si occupava di quella che allora era chiamata la "metapsichica"; ma UR,che traeva il proprio nome, come spiega sempre Evola, «dalla radice arcaica del termine 'fuoco', ma vi era anche una sfumatura additiva, pel senso di 'primordiale', 'originario', che essa ha come prefisso in "tedesco", era qualcosa di assolutamente originale e nuovo.
Ogni fascicolo presentava una voluta progressione di notizie, teorie ed esperienze; diviso in sezioni (dottrina, pratica, esperienze, testi, glosse), recava contributi anonimi,ciò firmati con pseudonimi spesso simbolici. Ne riveliamo qualcuno,così come ci furono indicati sia da Evola,sia da Massimo Scaligero,uno dei principali collaboratori: "Pietro Negri" era Arturo Reghini; "Leo" Giovanni Colazza; "Abraxa","Ea","Iagla",e "Agarda" Julius Evola; "Luce" Giulio Parise; "Oso" Arturo Onofri; "Arom" e "Taurulus" Corallo Reginelli; "Abraxa" Ercole Quadrelli; "Tikaipös" Quadrelli e Reghini; "Arvo" Colonna di Cesarò; "Alba" un non meglio identificato antroposofo; "Havismat" Guido De Giorgio; "Rut" Domenico Rudatis; "Gic" Girolamo Comi; "Agnostus" Renè Guènon; "Gallus" Enrico Galli; "Maximus" Massimo Scaligero";e poi altri ignoti come "Nilius","Breno","Zam","Apro","Sagittario, e un misterioso "Ekatlos",cui accenneremo più avanti. (continua) L`Esoterismo Italiano degli anni Venti
Il Gruppo di Ur,Tra Magia e Super Fascismo di Gianfranco de Turris
Abstracta n.16 - anno II - Giugno 1987
Parte III
Chi c`era alle spalle di UR? Chi faceva parte del "Gruppo omonimo? Come era nata l'iniziativa? Il mensile si può considerare la diretta prosecuzione delle due "riviste di studi iniziatici" fondate da Arturo Reghini nel 1924 (Atanòr) e nel 1925 (Ignis), di cui si è parlato in precedenza. Ur nasceva per un accordo fra Evola,Reghini ed un allievo di quest'ultimo, Giulio Parise. La direzione e la proprietà della testata andarono al primo per vari motivi: sia perchè era il nome più noto in quel momento, avendo già pubblicato vari libri; sia perche Reghini veniva considerato compromesso con la massoneria (allora, la fine del 1926, già fuorilegge già da un anno): sia perche Parise era un perfetto sconosciuto. Evola dirigeva UR non solo di nome, ma anche di fatto: sollecitava gli articoli, andava in tipografia, correggevale bozze, effettuava le spedizioni e così via. Sulle sue pagine vennero presentati estratti di Meyrink e Kremmerz, la traduzione del "Rituale Mithriaco" del Gran Papiro Magico di Parigi, brani di Tantra, alcuni canti di Milarepa, i Versi Aurei pitagorei, la Turba Philosophorum: furono pubblicati articoli di critica alla psicanalisi, sul simbolismo ermetico, sulla realizzazione interiore, sulla iniziazione e così via. Accanto a quest'opera «esterna», il Gruppo di Ur tentò anche un" operazione "interna", cioè, come scrive sempre Evola nella sua autobiografia, la creazione di una "catena": "Quanto alle finalità, quella più immediata era il destare una forza superiore da servire d'ausilio al lavoro individuale di ciascuno. forza di cui eventualmente ciascuno potesse far uso. Vi era pero anche un fine più ambizioso cioè l'idea che su quella specie di corpo psichico che si voleva creare
potesse innestarsi, per evocazione, una vera influenza dall'alto. In tal caso non sarebbe stata esclusa la possibilità di esercitare, da dietro le quinte, un'azione perfino sulle forze predominanti nell'ambiente generale di allora.
Quanto alla direzione di tale azione, i punti principali di riferimento sarebbero stati più o meno quelli di Imperialismo Pagano e degli ideali "romani" di Arturo Reghini". (Anche in Germania, circoli occulti vicini al nazionalsocialismo tentarono un esperimento del genere, come rivela tra l'altro, in alcuni suoi ricordi pubblicali postumi. Alexandra David-Neel: Le sortilege du mystere Plon. Parigi 1972), Ma, prosegue Evola. "non si giunge a nulla di simile Il gruppo operativo si sciolse già il secondo anno". E interessante notare, a questo punto come, scioltosi il Gruppo alla fine del 1928 e terminate le pratiche "operative" l'anno successivo Evola pubblicava su Krur "a semplice titolo di documento" una «relazione che dà da pensare. Era firmata dal già ricordato "Ekatlos" che, da quel che abbiamo potuto sapere, era una sipnora proveniente dai circoli kremmerziani. Il testo era intitolato significaitivamente (conrelazione a quanto a ricordato poco sopra da Evola) La "grande orma": la scena e le quinte. Vi si narra di una misteriosa "operazione" iniziata nel 1913 con il ritrovamento in una tomba romana di uno scettro e di una benda con sopra "tracciati i segni di un rito". E si conclude dopo la Marcia su Roma, nel 1923 con un "omaggio" al Capo del Governo. Si legge sul Piccolo di Roma del 24 maggio 1923 che a Mussolini venne donato un fascio formato da "un'ascia di bronzo proveniente da una tomba etrusca bimillenaria... e dodici verghe di betulla... legate con strisce di cuoio rosso». In quello stesso periodo (1927-28) Evola pubblicava sulla Critica Fascisi di Giuseppe Bottai (che conosceva di persona per essere stati insieme ufficiali nel 13° Reggimento Artiglieri da Campagna) una serie di articoli sui rapporti tra fascismo e cristianesimo che scatenò gli attacchi de L'osservatore romano e degli ambienti cattolici (intervennero tra gli altri Guido Gonnela e G.B.Montini, il futuro papa Paolo VI). Bottai, esponente di primo piano del regime, non permise ad Evola di rispondere sulla rivista (si era in effetti alla vigilia della Conciliazione): le repliche agli attacchi "di parte guelfa" le repliche apparvero invece in appendice al volume Imperialismo pagano pubblicato dalla Atanòr nella seconda metà del 1928 in cui erano coordinati gli articoli di Critica Fascista.
Che cosa provocò insomma lo scioglimento del "Gruppo di Ur»? Sostanzialmente il dissidio EvolaReghini e la burrascosa rottura del loro sodalizio. Vi fu un casus belli, ma contribuì un insieme di circostanze. E il casus belli fu proprio la pubblicazione di Imperialismo pagano. Reghini, che invece, come si e detto, aveva scritto un articolo dallo stesso titolo nel 1913 e lo aveva ripubblicalo su Atanòr nel 1925, si sentì deufraudato dalle sue idee. Ci furono, però, anche altri molivi di dissidio fra i tré? C'è chi parla della posizione fortemente antimassonica assunta man mano da Evola, che si urtò di conseguenza con la filomassoneria di Reghini e Parise. E c'è chi parla dell'insofferenza di Evola nei confronti di una gerarchla iniziatica (quella pitagorica, cui apparteneva Reghini) che egli non riconosceva e quindi non poteva accettare. Probabilmente si trattò di tutto questo insieme, ma avvenne anche qualcosa d'altro, su un piano più concreto. UR non aveva finanziatori e si reggeva quasi esclusivamente sugli abbonamenti. Raccontò una volta Evola, allorché andai a trovarlo insieme ad un amico che non vedeva da anni, Aniceto Del Massa: "Reghini e Parise affermarono di aver trovato un finanziatore nella persona dell`ingegnerr Moretto Mori. Dopo un incontro a quattro venne firmato un' accordo". Con in mano questo pezzo di carta, si ; tentò di scalzare Evola dal suo posto di direttore. ma si videro opporre il precedente accordo iniziale, in cui risultava essere Evola direttore-propretario. Per giungere ad un compromesso, interposero i loro buoni uffici Anicetoo Del Massa ed un certo Pugliesi. Si convenne così che Evola avrebbe continuato Ur, ma col titolo diverso di Krur, e Reghini-Parise avrebbero dato vita ad un'altra rivista. Riesiumarono cosi la testata di Ignis. Il gennaio 1929 vide quindi nelle edicole sia Krur, sia Ignis (anno II, n. 1) che era praticamente un unico attacco polemico ad Evola. il suo Imperialismo pagano e Ur. Evola rispose con un foglio allegato in un successivo fascicolo di Krur. Si giunse ad uno scambio di querele: Evola querelava Reghini-Parise per diffamazione; Reghini querelava Evola per diffamazione e plagio. Evola era difeso dall'avvocato D'Angelatonio, ma non si giunse mai in tribunale. Nonostante tulto, sia in privato, sia nella sua autobiografia, EvoÌa ha sempre detto e scritto di considerare Arturo Reghini una persona di primissimo ordine sia dal punto di vista umano che dottrinale. Non si può dire peraltro il contrario. Giulio Parise, nella prefazione a a Considerazioni sul rituale dell`apprendista del libero muratore di Reghini (Edizioni Studi Iniziatici, Napoli 1948), a proposito di Ur afferma che «venne dato l'incarico della direzione a un tale che finì, tra
l'altro, col pretendere di cambiar il testo degli articoli nostri per espurgare di ciò che poteva, sia pur lontanamente,avere qualche sentore di massoneria». Si può capire il risentimento dell'autore «censurato», ma con l'aria che tirava allora (1928). era il minimo che si potesse fare per non avere noie: Evola, peraltro, era stato scelto per la direzione proprio perche non massone, come era invece Reghini già "compromesso come si è visto, per le polemiche su Ignis. C'è quindi anche questo motivo al fondo del dissidio fra i tre, In effetti,i tempi stavano mutando. avendo il fascismo imboccato una sua ben precisa strada. L`11 febbraio 1929 veniva fir mata la Conciliazione e stipulato il Concordato. Non c'è più dunque alcuna possibilità per piccole èlites d'influenzare in senso «pagano" o esoterico" i suoi capi, sia dottrinalmenie che politicamente. Dopo la pubblicazione del numero del Gennaio 1929 infatti. Ignis - come ricorda Parise nel testo citato - venne attaccata da Patria e da Roma Fascista che l'accusarono perlappunto di essere «massonica". Non uscì più, nonostante fossero pronti il secondo e il terzo fascicolo. La storia "ufficiale" di questo gruppo di esoterici italiani degli Anni Venti si chiude quindi, alla Fine del 1929. con la conclusione di Krur. E si conclude anche il tentativo, non si sa quanto voluto e consa- pevole, di creare quello che si potrebbe definire un "esoterismo fascista», così come indubbiamente vi fu un "esoterismo nazista". Ma il tipo di cultura che era al fondo del regime e gli uomini di azione e di pensiero che lo componevano erano quanto mai lontani e alieni dal genere di mentalità e predisposizione di spirito necessari per dar vita ad un «esoterismo». "In realtà Mussolini", commenta Evola nel cammino del cinabro, "oltrè che suggestionabile, era abbastanza superstizioso (come controparte di una mentalità, in fondo, chiusa alla vera spiritualità). Per esempio, aveva un'autentica paura per gli 'iettatori', di cui vietava si pronunciasse perfino il nome in suo cospetto". E Gior gio Galli, che si è occupato da politologo di questi problemi, nel saggio Le componenti magiche della cultura di destra, conferma che «nella pur estesa cultura e nelle curiosità intellettuali assai varie di Mussolini, come pure nelle biografie dei capi storici del fascismo, non si trovano ele menti di interesse per magia ed esoterismo, come invece e rin tracciabile al vertice del nazi smo. Parimenti, anche se può essere discusso il peso che astrogi e simili hanno avuto alla 'corte' di Hitler, non vi e alcuna traccia di analoghe presenze al vertice del fascismo (almeno a quanto se ne sa)". E così, il solo riflesso, e per di più negativo, del lavoro del "Gruppo di Ur", si verificò due o tre anni dopo, quando ormai la "catena" era "inesistente", al lorché. come ricorda Evola nel "Cammino", Mussolini pensò ad una intenzione di agire magica mente su di lui". Come conse guenza, per un certo tempo Evola perse la maggior parte delle sue collaborazioni giornalistiche, che poi riacquistò una volta chiarito l'equivoco. Tutto qui. Restò appiccicata gli esponenti più in vista del gruppo l'etichetta di "maghi", di "occultisti" (e perché no?", di "iettatori" per quasi tutto il periodo fa scista: ancora negli Anni Quaranta Evola. nel corso di una pole mica razziale, veniva chiamato con intento chiaramente ironico «il magico barone". Vollero essere in buo na Fede "superfascisti", ed in mala fede furono accusati di es sere "antifascisti". Ri mane il fatto singolare che unico «gerarca" a difendere Evola fu quello che viene con sideralo il meno "in tellettuale" e aperto a problematiche "spirituali" dei capi fascisti: Roberto Farinacci. Il motivo non è però inspiegabile: nel superfascismo" di Evola Farinacci non vedeva l'a spetto esoterico, ma soltanto quello d'intransigenza ideologica e, quando era il caso, politica. Doveva essere, pero, un gruppo ben particolare quello di UR se riuscì ad attrarre con le sue teorie "superomiste", ma anche con il fascino delle diverse personalità che ne facevano parte. numerosi espo nenti dcll'inicllettualità dell'epoca. Sibilla Alera mo (1876-1960) fu tra questi. Ebbe un breve e bur rascoso rapporto sentimentale con Julius Evola, amò Giulio Parise: descrisse entrambi nel romanzo "Amo dunque sono"(Mondadori, 1927; ristampato negli Oscar nel 1982) sono le trasparenti figure di Bruno Tellegra (il primo) e Lucio(il secondo). Ricordò quel momento della sua vita di scrittrice ormai affermata e di cinquantenne nel "Diario di una donna" (Feltrinelli, 1980): un'eco del tulto insolita di quel lontano e perduto mondo di battaglieri esoteristi e metafisici italiani, nelle opere di una scrittrice che si sarebbe «convertita» al comunismo nel dopoguerra. Ricordiamo che alla fine da ogni annata di pub blicazione, i fascicoli Ur e Krur venivano riuniti da Evola in volumi di cui fu fatta una tiratura di soli 50 esemplari (oggi le tre serie sono state stam pate in edizione anastatica da Tilopa Roma 1980). Una edizione riveduta, con tagli e aggiunte, venne preparata da Evola subito dopo la guerra e pubbli cata senza il nome del curatore da Bocca nel 1955-6. Le Edizioni Mediterranee hanno ristampato quei tre volumi con leggeri ritocchi in più o in me no e qualche aggiornamento esplicitamente con il nome di Julius Evola nel 1971.
G. de Turris